Dal 1848 al 1859 fallirono definitivamente i tentativi di monarchia unitaria assoluta, e nel verstärkte Reichsrath del 1860 prevalsero consigli di federazione, ai quali si inspirò la costituzione del 20 ottobre. Quattro soli mesi dopo si allargavano le libertà politiche, ma si adottava un sistema unitario, con un Parlamento unico, al quale, su 343 deputati, ne mancarono 140, perchè gli elettori rifiutarono di procedere alla loro elezione. L’Ungheria, che aveva fatto modificare la costituzione d’ottobre, fu alla testa di questa resistenza, che durò sino al 1867, quando, dopo un nuovo tentativo federale del conte Belcredi, si dovette adottare per un decennio, quasi a titolo provvisorio, il sistema presente.
Ma sebbene esso sia stato rinnovato nel 1867 per un altro decennio dopo quel primo esperimento, non si può dire certamente che sia riuscito bene. L’opposizione aperta degli Slavi, e quella meno palese, ma non meno fiera dei Rumani e degli Italiani, è una continua minaccia per la costituzione politica dell’impero. Soltanto i Tedeschi ed i Magiari sono soddisfatti, e ancora quelli già deplorano d’avere addossata una parte soverchia delle spese comuni. Ma nella metà dell’Impero rappresentato al Parlamento di Vienna i Tedeschi costituiscono una minoranza, più forte assai delle altre, ma sempre minoranza, avendo contro di loro più di 14 milioni di abitanti, mentre essi appena superano gli 8 milioni. Gli Slavi delle diverse famiglie, boemi, ruteni, moravi, schiavoni, polacchi, sloveni, serbi, croati, aspirano a costituire altrettanti Stati distinti, soggetti all’autorità suprema dell’imperatore negli affari che costituiscono l’essenza dello Stato, autonomi in tutto il resto.
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