Uno dei suoi grandi vantaggi è quello di permettere a coloro che la parlano la creazione di un numero infinito di parole aggruppando fra loro i termini già usati; ma questo vantaggio è pagato a caro prezzo, perchè le nuove espressioni così formate, numerose e ricchissime di sinonimi, non hanno mai la precisione delle parole che servono ad un solo scopo; sono come medaglie mal coniate, la cui iscrizione è difficile a leggersi. Lasciano spesso alla lingua qualche cosa di vago e d’incompleto; i cattivi scrittori ne abusano, il che contribuisce, colle lunghe frasi avviluppate, a dar loro quello stile incolore, privo di nettezza e di luce, che viene talvolta preso come indizio di profondità. Anche nel linguaggio popolare, in provincie lontane le une dalle altre, si adoperano parole diversamente composte, ed i nuovi venuti hanno tutto uno studio da fare per mettersi al corrente del parlare dei loro compatriotti.
132. -- DIALETTI DELLA GERMANIA.
Le varietà primitive dei dialetti tedeschi spariscono poco a poco, grazie alle scuole, ai libri, ai giornali, sicchè soltanto dal punto di vista storico è utile notare le grandi divisioni glottologiche della Germania: al sud gli Austriaci, i Bavaresi, gli Svevi del Württemberg, i Badesi parlano i loro dialetti distinti come nella Germania centrale i Franconi, gli Assiani, i Turingi ed i Sassoni, ma si servono al pari d’essi dell’«alto tedesco» nel linguaggio scritto. Le popolazioni della Bassa Germania, i cui dialetti, westfalico, holstainese, meklemburghese, brandeburghese e prussiano, si accostano più all’olandese e al fiammingo che al tedesco letterario, hanno tuttavia accettato questo come modello di buon linguaggio, e il loro idioma si trasforma; non ne resterà che l’accento, che va esso pure modificandosi a poco a poco.
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