Al nord del valico, passa la strada carrozzabile che succedette alle antiche vie dei Galli e dei Romani, mentre più ad ovest il canale dalla Marna al Reno e la ferrovia da Parigi a Strasburgo, continuando a risalire la valle della Zorn, vanno ad attraversare le rocce coi loro viadotti per unire i due versanti. Al nord di questo colle che corrisponde al passaggio di Belfort, aperto al sud dei Vogesi, i gruppi delle colline, che si potrebbero chiamare i piccoli Vogesi e che continuano nel Palatinato sotto il nome di Hardt, hanno un’altezza media di 400 metri, ma le loro foreste e le loro valli sinuose, piene di labirinti formano un ostacolo serio; la mancanza di villaggi, la scarsezza della popolazione, il gran numero di piccoli signori ladroni, di cui si scorgono i castelli rovinati su tutte le cime, impedirono a lungo che vi si tracciassero strade o piuttosto che vi si riparassero quelle già aperte in gran numero diciotto secoli fa dai legati propretori di Roma: soltanto la valle della Lauter, che serviva di frontiera tra la Francia e la Germania, formava una via strategica secondaria in direzione del Reno. Ad ovest le valli della Lorena si aprono da sud a nord e per conseguenza le migrazioni e le spedizioni bellicose si facevano lungo il meridiano.
ROVINE DEL CASTELLO DI SANT’ULRICO PRESSO RIBEAUVILLÉ.
Disegno di Taylor, da una fotografia del signor Braun.
I Vogesi sono a giusto titolo celebri in tutta l’Europa per la bellezza dei loro boschi; non si possono percorrere i cupi viali di abeti dell’Hohwald e del Gran Donon senza una viva emozione.
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