Il Reno termina il suo corso superiore al lago di Costanza, dove le sue alluvioni formano una penisola. Questo vasto serbatoio lacustre appartiene in gran parte alla Germania; è l’antico «mare svevo» bacino di separazione naturale tra i Cantoni svizzeri e gli Stati della Germania, ed in tutti i tempi fu solcato da navi commerciali, che vogano dall’una all’altra riva. Uscendo dal lago tedesco, il Reno rientra, per così dire, nella Svizzera, e deve attraversare ancora le rocce del Giura, per volgere a nord, girando a Basilea, dove esce definitivamente dal dominio delle Alpi.
A valle, il Reno si divide in tre parti ben diverse; da Basilea a Magonza serpeggia in un antico mare interno; da Magonza a Bingen entra per una stretta di montagne, che continua sino a Bonn; poi, scorrendo in una grande pianura di alluvioni che fu nei tempi geologici un golfo dell’Oceano, discende al mare con un pendìo insensibile per ramificarsi in più bracci, il principale dei quali riceve la Mosa. Diviso così in parti distinte per l’andamento delle acque e per l’aspetto generale del paese delle sue rive, il Reno presenta, tra i fiumi, un carattere originale; mentre tutti i corsi d’acqua normali, giunti alla fine della loro opera geologica, descrivono dalle loro origini al punto dove scompaiono nel mare una curva regolare, il Reno discende a piani successivi di declivio diverso; esso si compone, per così dire, di parecchi fiumi che continuano, ma serbano ancora le tracce della loro antica indipendenza. I geografi tedeschi, capo il gran Carlo Ritter, vedono qualche cosa «d’eroico» in questo andamento disuguale ma trionfante del Reno, attraverso alle pianure, alle montagne, ai ghiacciai della Svizzera ed alle sabbie dell’Olanda.
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