»(13) Non è uno dei più notevoli all’aspetto, e si presenta come una grande sporgenza di rocce frastagliate; ma ai piedi di queste rocce la corrente volge rapidissima, ed altra volta il letto del fiume era ostruito da scogli, nei quali si ruppe più di una barca trascinando nei vortici i marinai, che mandavano il loro grido supremo rinviato quindici volte dall’una all’altra riva dalla voce ironica dell’eco. Tale è l’origine della leggenda, che i bei versi di Enrico Heine hanno eternata.
I vecchi castelli, le città pittoresche lunghesso le rive, le me-morie della storia, gl’incanti della poesia non sono le sole ragioni che attraggono tanti stranieri e fanno di un viaggio sul Reno uno degli imperiosi doveri dell’uomo agiato, tedesco, francese, russo, inglese o americano. Le coste schistose delle strette renane sono pur diventate celebri grazie ai loro vigneti, i quali, d’altronde, se hanno contribuito alla gloria del Reno, non ne aumentarono certo la bellezza. I frammenti dello schisto sdrucciolerebbero dall’alto al basso dei declivî trascinando la scarsa terra vegetale che li ricopre, se gli alberi ed i cespugli non li trattenessero nella loro caduta o se l’uomo non li arrestasse con muriccioli di pietra a secco. Mettendo a cultura le colline per piantarvi i vigneti, i contadini dovettero adunque sostenere il terreno col mezzo di terrazze disposte in forma di gradini come i ronchi delle Alpi italiane. La collina si trova così decorata di ghirlande di pampini, verdi in estate, gialli l’autunno, separati da muricciuoli paralleli del colore della ruggine.
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