Come città libera, Francoforte godeva di una certa autonomia politica; ma nel 1866 perdette i suoi privilegi, e nessuno ignora come fosse duramente trattata per avere osato di opporsi agli ordini venuti da Berlino, la nuova capitale dell’impero tedesco: punita con un’ammenda di più che 50 milioni, cessò di essere «città libera» e fu annessa come un semplice villaggio al circondario di Wiesbaden, città molto inferiore per popolazione e per ricchezza.
Sebbene priva della sua corona, Francoforte non cessa di aumentare d’importanza. Le sue fiere non sono, è vero, più frequentate come altra volta; ma le sue strade principali sono mercati permanenti, dove si fanno in una settimana più scambi di quelli vi si facevano già in un anno. Francoforte per il commercio delle specie metalliche e per le operazioni di banca dispone pure di una gran parte del movimento industriale della Germania, ed ivi nacque quella potente casa bancaria i cui capitali riuniti ammontano forse ad un miliardo di franchi. Francoforte si distingue pure fra tutte le città renane per l’importanza del suo commercio librario; ivi nel 1625 fu pubblicato il primo giornale quotidiano che esce ancora, dopo più di due secoli e mezzo di esistenza col nome «Frankfurter Oberpostamts Zeitung.» Nelle campagne circostanti coltivate come un immenso giardino sorgono numerose fabbriche e da tutte le parti si viene a vendervi ed a depositarvi le derrate agricole. Come dice un proverbio locale, «la Wetterau (al nord) è il granaio di Francoforte; il Rheingau (all’ovest) ne è la cantina; la foresta e le cave sono nel Maingau (ad est); al Gerau (al sud) è la cucina.
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