Il letto calcare del fiume, tutto fessure, lascia scomparire l’acqua nelle sue aperture ed essa va a ricomparire più a sud, non già nel versante del Danubio, ma su quello del Reno: l’acqua danubiana ricompare presso il villaggio d’Ach e fugge verso il lago di Costanza. Nel 1876 nuove fessure si aprirono nella corrente del Danubio a valle d’Immindingen, non lungi dal punto in cui il fiume entra nel territorio del Württemberg, ed il corso d’acqua sarebbe fuggito via tutto quanto per quei baratri, se gli abitanti non si fossero dati la premura di chiuderli.
Ivi il Danubio ha già presa la direzione del nord-est, che lo allontana definitivamente dal Reno, abbandonando le falde della Foresta Nera, per addentrarsi in una chiusa del Giura svevo, tra pareti di rocce, che s’innalzano sino a 100 metri, interrotte qua e là da valli solitarie ombreggiate da betule e da faggi. Belle sorgenti, turchine e pure come tutte quelle che provengono da ruscelli sotterranei, che scorrono nel calcare, vengono ad ingrossare le acque del Danubio; una di esse, la Bleu (Blau), si slancia, a Blaubeuren, dal fondo di un abisso, che si apre alla base di un superbo scoglio e si denomina senza poesia la «Pentola Azzurra» in causa dell’acqua che vi «bolle» dopo le grandi pioggie. Come nel bacino del Neckar, ai due lati della Blau si notano antichi meandri tagliati nelle rocce, il cui livello è superiore a quello del fiume attuale. Si vedono così, scolpite nella pietra, le tracce delle grandi oscillazioni del suolo.
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