Quella è probabilmente la frontiera di cui si parla già in una lettera di Gregorio III ai principi tedeschi, datata dal 738 e negli annali dell’Abazia di Fulda, che incominciano dal 750.(4) In parecchi luoghi si possono scorgere le strade e gli antichi baluardi che qua e là difendevano i due versanti della montagna, le valli che la frastagliano, gli antichi castelli costruiti sui promontori dominanti la pianura, e nel lontano orizzonte le verdi campagne. Le strade commerciali e di passeggio attraversano adesso la catena in un gran numero di punti, ma non vi passa ancora alcuna ferrovia. I viaggiatori sono costretti a girarvi attorno ad est e ad ovest, sebbene a migliaia si arrestano tutti gli anni nelle città e nei villaggi della Turingia, per passeggiare sotto l’ombra della grande foresta, in riva ai ruscelli, ai piedi delle rocce piene di caverne, nelle strette praterie delle sue valli. Il Thüringerwald è «il parco della Germania.» In pochi paesi del mondo gli alberi, quasi tutti larici, pini ed altre piante resinose, sono così ben coltivati e crescono meglio.
Le colline e gli altipiani calcari, che si prolungano a nord della Turingia parallelamente alla catena principale, sono piene di grotte nelle quali si perdono le acque della superficie, per rinascere lontane nelle valli in copiose sorgenti, intorno alle quali si sono costruite borgate e città. Fra le caverne della Turingia nessuna ha superato in celebrità la grotta di Venere o semplicemente Hörselloch che si apre nel Horselburg ad oriente di Eisenach: si credeva altra volta che ivi fosse la bocca dell’inferno o quella del purgatorio, perciocchè l’aria vi determina spesso sordi rumori simili all’eco di una battaglia lontana; il nome latino della collina era nel medio-evo Mons horrisonus, come dire la montagna che manda terribili suoni.
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