Secondo Adamo di Brema, questa terra, che occupa ora troppo poca superficie perchè la si possa coltivare, era fertilissima, ricca di cereali, di bestiami e di volatili, e alcune carte, che d’altronde sono tracciate senza alcuna precisione di contorni, attribuiscono ad Helgoland una superficie centupla di quella che le assegnano gli esatti documenti esistenti ai nostri giorni. I fossili moderni sia terrestri, che d’acqua dolce, i quali si trovano nelle argille dei fondi marini e fra gli scogli circonvicini, provano che questa terra possedeva una fauna veramente continentale. Oggidì, Helgoland ha perduto tutti gli strati di pietra
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cretacea che altre volte la circondavano: essa non ha conservato che un nucleo di pietra dura che le onde intaccano difficilmente:(18) essa non è più che un masso, ma un masso superbo, i cui strati di pietra bigia screziata, quasi orizzontali e diversamente incisi dalle pioggie, dal vento, dal sole e dall’aria salina, brillano di colori spiccati, verde, bruno e rosso sfavillante. All’estremità orientale dell’isola, un borgo, abitato da piloti e da bagnanti, e che a poco a poco si spopola,(19) occupa una plaga angusta che pare si slanci all’assalto della spiaggia più elevata; alcuni navigli si dondolano nella rada, mentre al largo, le navi passano di sovente in lunghi convogli sulle vie marine di Brema e di Amburgo. Forse i fenomeni vulcanici ebbero qualche parte alla distruzione dell’antica terra di Hallaglun. Raccontasi che per due volte, il 13 giugno 1833 ed il 5 giugno 1858, il mare di Helgoland siasi sollevato, bollendo come se fosse stato riscaldato da un focolare di lave sottomarine.
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