Duro con se stesso, lo è sovente cogli altri, e non è molto che egli domandava nelle sue preghiere, che le sue spiagge fossero benedette, cioè coperte di navi spezzate e naufragate. Il Frisone non è artista: Frisia non cantat! diceva un antico proverbio. L’uomo pratico e di buon senso non perde il suo tempo a cantare delle canzoni, ama parlare sentenziosamente, citare parole nette e precise che riassumano tutto un discorso: è il ricco Frisone delle paludi che si accusa sopra tutti di non avere nessun sentimento per le cose d’arte. Fra gli abitanti delle vaste pianure e quelli del geest, i caratteri corrispondono a quelli dei terreni medesimi e i proverbi locali notano questa differenza con maggiore o minore spirito e giustezza. L’uomo della palude, attendato sulla sua terra argillosa, sicuro di una rendita regolare, è tranquillamente orgoglioso. «È un bue grasso» dicono i vicini. L’abitante dei terreni sabbiosi, invece, è obbligato ad industriarsi per vivere; la terra non lo nutrisce se non strappandole il pane con un lavoro accanito: il suo spirito si aguzza; egli è meno ricco del proprietario della palude, ma è più spiritoso, più vivo e più gaio. Egli viaggia molto più del suo vicino, poichè la necessità lo spinge lontano dalla patria. Ogni anno, un movimento di emigrazione tradizionale, trascina verso la Frisia occidentale e le altre provincie della Neerlandia, migliaia d’operai dell’Oldenburg, falciatori, scavatori di torba, muratori e pittori. Questi lavoratori nomadi conosciuti nel paese sotto il nome di Olandesi, partono regolarmente in primavera come gli uccelli migratori e ritornano alla fine dell’autunno: l’industria locale non basterebbe a nutrirli.
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