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      Alcune città di origine slava, quali Leipzig, Plauen, Bautzen, hanno un nome apparentemente germanico, ma i documenti che permettono di risalire fino alle denominazioni primitive, provano che queste città erano: il «Bosco dei Tigli,» la «Prateria inondata,» il «Gruppo di capanne.»(6) Sono, inoltre, a centinaia, le città, i borghi, i villaggi, i casolari che hanno conservato nomi incontestabilmente vendi, come Görlitz, Oelsnitz, Blasewitz.
      In Sassonia ed in Prussia, tutto l’alto bacino della Sprea è ancora occupato da popolazioni che parlano la lingua venda, avanzi della grande nazione slava che si estendeva, una volta, fino al-l’Elba nella grande pianura compresa fra le montagne ed il Baltico. Ridotta come è, essa perde poco a poco tutta l’importanza nel-l’equilibrio delle razze; ora non è più che una semplice curiosità etnologica destinata a scomparire quanto prima. Alla metà del sedicesimo secolo, il paese dei Vendi, due volte più vasto che ai nostri giorni, comprendeva la vallata della Neisse orientale fino all’Oder, e dalla parte del nord-ovest, si prolungava fino a Storkow, a meno di quaranta chilometri da Berlino. Duecento anni dopo, alla metà del diciottesimo secolo, la zona della lingua slava si era ristretta di una ventina di chilometri, in media, in tutta la sua parte settentrionale. Ai nostri giorni, l’isoletta etnologica presenta una superficie ben minore; investita, devastata da tutte le parti, sembra un banco di sabbia rôso da una corrente. Questo fatto viene rappresentato dalla carta seguente composta da Richard Andree (7) e nella quale sono indicati approssimativamente i confini delle popolazioni di lingua slava; sarebbe impossibile tracciare frontiere precise, perchè non esistono, in causa dello sparpaglia-mento delle famiglie nella zona intermedia.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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