Guerre sterminatrici infierirono fra le due razze, soprattutto nel bacino della Vistola, ma in molte parti il ritorno degli Alemanni verso gli antichi territori germanici seguě pacificamente; gli agricoltori si impossessarono dei luoghi deserti e gli artigiani chiamati nelle cittŕ vi si stabilirono amichevolmente, e contribuirono alla germanizzazione del paese, quanto i conquistatori armati di spada. Cosě pure nella Pomerania (Pommern) quelli che cangiarono a poco a poco la lingua ed i costumi del paese, furono, secondo il Virchow, pacifici coloni della Frisia e dell’Olanda, cacciati dalle inondazioni del mare del Nord. Gli Slavi, sotto la pressione vieppiů crescente dell’elemento germanico, si ritirarono dapprima dalle cittŕ, poi dai grossi borghi, e infine ricoveraronsi in riva ai laghi ed alle paludi, in luoghi remoti, dove vivevano col prodotto della loro pesca; nel bacino del basso Oder, i loro miserabili tugurî si chiamavano kietzen da una parola slava che significa un congegno da pescatore. Eglino scomparvero oscuramente quasi tutti, ed al cominciare del quindicesimo secolo, nel 1404, morě nell’isola di Rügen l’ultima donna che parlasse ancora il dialetto vendo; tuttavia i primi cavalieri tedeschi non erano entrati nell’isola che alla fine del tredicesimo secolo, e la prima cittŕ tedesca di Rügen, Rügendal, era stata fondata nel 1313.(40) Coll’invasione degli Alemanni nei paesi slavi venne in pari tempo introdotta una nuova religione. Gli emigranti della Vestfalia e dei paesi sassoni introdussero, dopo Carlomagno e Bonifacio, le cerimonie cristiane e le tradizioni di un paganesimo diverso da quello dei Vendi; questi veneravano il salice ed il sambuco, quelli vedevano nella quercia l’albero per eccellenza, adoravano animali diversi e praticavano diversi esorcismi.
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