Anche nelle pianure, vaste estensioni di lande e di dune sono divenute boschi di piante d’alto fusto: e si piantano alberi ove i cereali nascerebbero appena. Gli agenti forestali di Germania, divenuti maestri nell’arte del taglio dei boschi, non abbattono mai una pianta senza sostituirvene tosto un’altra. Malgrado l’eccezionale ricchezza delle sue foreste, la Germania importa ogni anno dall’estero legnami da fuoco e da costruzione, allo scopo di conservare i suoi propri prodotti.
Il cereale maggiormente coltivato dai contadini dell’Europa centrale non è il frumento, come in Francia, bensì la segala.(14) Poco tempo fa il frumento era riservato per l’esportazione e gli abitanti impiegavano quasi esclusivamente la segala per fare il loro pane; il nero pumpernickel di Westfalia può dare un’idea del nutrimento del contadino. Ma durante gli ultimi anni, la Germania cessò di essere, per l’Inghilterra e per la Francia, il mercato di cereali come lo era da gran tempo. La sua graduale trasformazione di Stato agricolo in Stato industriale è la conseguenza per cui consuma una più grande quantità delle proprie derrate; essa compera ora all’estero più grano e farine, che non ne venda: dal 1872 al 1876 ha dovuto importare non solamente segala, che è il cereale più comunemente da essa adoperato, ma altresì frumento, orzo ed avena.(15)
Per molti altri prodotti agricoli, la Germania occupa uno dei primi posti in Europa. La coltivazione del lino e del canape vi è assai diffusa, soprattutto nelle pianure dell’Annover, in quelle della Prussia propriamente detta e della Posnania.
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