In Prussia la piccola proprietà non è rappresentata come nelle provincie renane, ove la legislazione francese ha prevalso lungamente, e la metà del suolo di tutto il regno appartiene ancora a proprietari che hanno almeno 75 e in media 344 ettari.(19) D’altra parte, più della metà dei possidenti di terreni non occupano, tutti assieme, la quarantesima parte del territorio. Si constatò anche in tutti i paesi fertili della Germania, che la terra rende molto di più nei piccoli che nei grandi possessi; lo Stato, il più possente proprietario, è quello che ricava la minor rendita dai suoi. Sulle rive del Reno, nella Sassonia, e nel Württemberg, ove prevale lo smembramento delle terre, il prodotto è molto più considerevole che nella Posnania, dove i due quinti delle terre sono tuttora beni nobili. In questa provincia le rendite non bastano a mantenere la turba famelica dei lavoranti giornalieri e manovali.(20)
Per prevenire la divisione delle proprietà in parti troppo piccole, che obbligano alla costruzione di molte strade e sentieri e fanno sprecare il tempo e la terra al coltivatore, il governo pubblicò recentemente una legge, quasi rivoluzionaria, in seguito alla quale i proprietari di terreni, chiusi gli uni negli altri, sono autorizzati a permutare i propri appezzamenti per ampliare le loro tenute ed è resa obbligatoria questa riunione di parti, quando i tre quarti degli interessati la reclamino. La domanda, una volta fatta, non può essere ritirata che ad unanimità dei suoi autori, e la restituzione degli immobili permutati non può essere domandata che in caso di errore o di frode; quattro anni dopo l’aggiudicazione il diritto di reclamare è prescritto.
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