Così fin dall’anno 1830, il governo è riuscito a fondere in una sola confessione, detta evangelica, quelle dei luterani e dei riformati; le due Chiese hanno proprietà e costituzioni comuni e la loro organizzazione corrisponde a quella delle provincie. Nella capitale di ciascuna di queste grandi divisioni del regno risiede un concistoro, i cui membri, presieduti da un sovraintendente, vengono nominati dal re, che rappresenta ad un tempo il potere supremo della Chiesa e dello Stato. Il concistoro nomina i parrochi delle parrocchie di patronato regio, conferma gli altri eletti, vigila l’insegnamento religioso nelle scuole ed amministra i beni della Chiesa. I funzionarî religiosi godono di una grande indipendenza come i funzionarî civili; ogni loro iniziativa però è diretta al vantaggio dello Stato. La Chiesa protestante, nel suo complesso, è una ruota del meccanismo amministrativo, la quale, prima ancora della costituzione dell’impero, essa preparava fornendo i quadri dove i protestanti delle due grandi sette della Germania venivano ad unirsi in una sola religione accetta allo Stato. Ma la Chiesa cattolica, il cui sovrano è a Roma, non è sottomessa all’obbedienza verso l’imperatore tedesco; indi quelle lotte di medio-evo, designate col nome di Kulturkampf, o «Combattimento per la civiltà;» una legge dell’Aprile 1873 ha soppresso ogni assegno ed ogni sovvenzione dello Stato alle diocesi di Colonia, di Posen e Gnesen, di Fulda, di Paderborn, di Munster, di Hildesheim, d’Osnabrück, di Breslavia, di Kulm, di Ermeland, come pure nelle parti prussiane delle diocesi di Magonza, di Olmütz e di Praga; parecchi prelati hanno dovuto inoltre pagare ammende e subire la prigione.
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