E tali doti caratteristiche dei Germani esposte con splendida forma dallo storico francese erano già state notate dall’acume osservatore di Tacito che scrisse: genti ingrata est quies;(43) sic ament inertiam ed oderint quiete.(44)
In mezzo ai mali che portano seco questi sentimenti vi è però un grande risultato, quello cioè di condurre l’individuo al sentimento della propria personalità, al sentimento della libertà morale dell’uomo, non solo del cittadino. Tale è il retaggio che secondo le osservazioni del Mably, del Guizot e del Laurent il germanesimo lasciò alla civiltà moderna, poichè la sua nota caratteristica consisteva in un senso energico della personalità individuale.
Dal sentimento che avevano i popoli germanici della libertà umana derivò il concetto della possibile sudditanza ad un uomo senza andare alla tirannide e alla schiavitù. L’azione dei Germani sulla civiltà non è solo distruttrice, non è solo negativa: se essi distrussero, contribuirono potentemente a riedificare coi loro sentimenti, coll’aspetto che diedero alla cultura, colle qualità e colle loro disposizioni sociali. «La civiltà antica» scrisse Settembrini,(45) «non fu distrutta dai barbari del Settentrione perchè la civiltà, che è un grande organismo di idee e di azioni, non si distrugge per forza di armi e di popoli ignoranti, perchè prima della venuta dei barbari era già scaduta. Adunque i poveri barbari non ebbero colpa della nostra barbarie: se ci vinsero e conquistarono, fu perchè essi pregiavano un po’ le vanità della potenza e della ricchezza e noi non avevamo altra patria che il cielo, e non c’importava chi regnasse sulla terra.
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