È certo che le terre degli altipiani e dei pendii, che non siano sottoposte alle inondazioni periodiche, come le campagne bagnate dal Tigri e dall'Eufrate, finiscono coll'esaurire i loro elementi chimici e diventano gradatamente improduttive: l'agricoltore, che s'ostina a coltivarle, spesso perchè altri s'impadroniscono dei prodotti, è presto o tardi obbligato a cessare dall'ingrato lavoro, e la fame viene periodicamente a continuare l'opera incominciata dalla guerra. Le opere, che un tempo erano state più utili, si volgono a detrimento dell'uomo: le costruzioni demolite coprono i terreni colle rovine ed arrossano il suolo colla polvere dei mattoni, i canali ostruiti spandono le acque stagnanti nelle campagne; mentre da una parte il deserto s'accresce per l'impoverirsi delle colture, dall'altra si estende la palude, propagando la febbre e la morte.
Qualunque sia, nella storia della decadenza dei popoli asiatici, l'influenza di questi due elementi, le guerre d'invasione e l'esaurimento del suolo, esiste probabilmente un'altra causa, atta a rimpicciolire la loro parte nella storia, il prosciugamento graduale del paese. Benchè circondata d'ogni lato dalle acque marine, l'Asia Anteriore ha un clima continentale, come se fosse circondata da terre. Egli è che infatti i venti dominanti dell'emisfero settentrionale, la corrente polare di nord-est e la contro-corrente, che viene dall'equatore, hanno da percorrere ambedue tutta una metà del Mondo Antico, per parecchie migliaia di chilometri, prima d'incontrarsi sugli altipiani dell'Iran e nelle pianure della Babilonia.
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