Prolungandosi ad ovest, poi a sud-ovest, l'Indu-kusc si rialza a poco a poco ed appare tanto più alto, in quanto l'Osso superiore discende di oltre un migliaio di metri, rasentando la base settentrionale della catena. Una montagna superba, che, veduta da Mastugi e da Scitral, occupa con le sue piramidi scintillanti ed i suoi potenti contrafforti tutta una parte dell'orizzonte, sorge all'altezza di oltre 7,500 metri da una propaggine meridionale dell'Indu-kusc: è il Tirisc mir, rivale delle vette del Karakorum [31]. Ma anche là, nelle regioni delle rupi e del gelo, l'uomo riesce ad aprirsi un passaggio nelle brevi settimane dell'estate. L'Istirak e l'Agram, a nord di Scitral, sono costantemente ostruite dalle nevi e gli animali da soma non possono superarle; ma più ad ovest, girando il gruppo del Ti-risc mir, esse s'arrampicano sul Nuksan o "Passo della Malora", la cui breccia, più alta del Monte Bianco, varca la catena ad un'altezza di 5,100 metri. Il sentiero che sale verso il colle è "tagliato nel ghiaccio e nella neve", vale a dire se ne devono tagliare i gradini alla superficie d'un ghiacciaio; così pure è probabile che a' campi di ghiaccio si riferiscano i racconti degl'indigeni intorno ad un lago del Tirisc mir, circondato da colonne di marmo bianco. Due altri colli più occidentali, il Khartaza e il Dora, sono, come il Nuksan, accessibili alle carovane: il Dora sembra il più facile; la sua altezza si calcola di 4,800 metri [32]. Più in là, la linea di displuvio fra i torrenti, che discendono a sud nel Kafiristan, e quelli che scolano a nord nel Badakscian e nel Kunduz, non è stata ancora violata dai viaggiatori europei; ma si sa che i Kafir del versante meridionale menano il loro bestiame sui pendii del nord: questo frammento del baluardo dei monti non è quindi insuperabile.
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