Nel secolo decimosettimo il rinoceronte errava ancora nelle foreste del basso Afganistan, a monte di Pesciaver; Giehanghir gli dava la caccia con suo padre Akbar [80]. Elphinstone, Raverty parlano di leoni, che vivrebbero ancora, nelle valli calde, ma nessun naturalista li ha veduti; Blanford parla pure dell'esistenza della tigre [81]. I dromedari ed altri cammelli del Seistan sono rinomati per la loro forza di resistenza, la forza e la rapidità della corsa; in alcuni paesi di montagna, segnatamente nei Tsciar Aimak, dove questi animali non possono servire pel trasporto delle merci, vengono tenuti unicamente per la lana, con cui si fabbrica la stoffa delle tende [82]. Le pecore dello Zamindawar e del paese degli Aimak sono forse quelle che forniscono le più belle lane dell'Asia. Gli Afgani adoperano come bestia da soma il yabu, animale colle gambe corte e colle forme grossolane, ma assai resistente; alcune tribù, segnatamente nelle vicinanze d'Herat, hanno belle razze di cavalli, inferiori però ai mirabili destrieri turcomanni, recentemente introdotti in Inghilterra per la via di Teheran [83]. Abilissimi cacciatori, gli Afgani hanno anche eccellenti cani, levrieri, corridori e bracchi: come i Turcomanni ed i Ragiputi, essi praticano ancora l'arte del falconiere, oggi quasi dimenticata nei paesi d'Europa; i Seistani sanno anche educare alla caccia oche ed anitre [84].
II.
Afganistan non è il nome che gli abitanti del paese danno alla terra compresa fra l'India e la Persia: essi la chiamano Pukhtun-khwa o "Paese dei Pashtanah" [85], ed il loro idioma è il pushto o pukhtu.
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