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      La lingua pukhtu appartiene alla famiglia ariana, e le parole semitiche che si riscontrano nel suo vocabolario, le sono venute non dall'ebraico, ma dall'arabo, dopo la conversione degli abitanti del Pukhtun-khwa al maomettismo: l'alfabeto, di cui si servono gli Afgani, è pure l'alfabeto arabo, del resto assolutamente improprio alla trascrizione dei suoni d'una lingua indo-europea. I filologi non hanno ancora fissato in una maniera precisa il posto, che appartiene al pukhtu fra le lingue ariane. È sorto dallo zend, o si deve considerarlo come un idioma intermedio fra i dialetti persiani e quelli della famiglia indiana e più vicino a questi? [90] L'ultima opinione è quella ammessa più generalmente: si considera il pukhtu come una lingua, che s'è staccata antichissimamente dal ceppo comune; pare sia più vicina al persiano che all'indi. Rude e gutturale, "come se il vento freddo disceso dall'Indu-kush forzasse quelli che la parlano, a tenere la bocca semichiusa", questa lingua passa per una delle meno gradevoli dell'Oriente: è un "parlare d'inferno", secondo un detto attribuito senza ragione a Maometto [91]. La letteratura nazionale non è così povera come si credeva recentemente: essa annovera poemi eroici, canti d'amori, alcuni dei quali sono stati raccolti da Raverty, qualche opera di teologia, di giurisprudenza, anche di grammatica [92]. Le scienze sono insegnate in persiano, e gli autori più gustati sono, malgrado la differenza delle lingue, i poeti dell'Iran. I Pachtanah sono amantissimi del canto e della musica: i flauti sono fra gli oggetti che comprano di più nell'Indostan [93].


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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