Passando l'Indo, essi lasciano donne, fanciulli e vecchi negli accampamenti del Deragiat, in mezzo alle mandre, e depongono le armi, inutili nelle corse attraverso l'Indostan, per ripigliarle al ritorno verso gli altipiani; banderuole e picche, piantate alla sommità delle montagnole, fra le quali si svolge la strada, ricordano la memoria di quelli che muojono durante il viaggio. Il movimento totale degli scambi, ai quali i Povindah servono d'intermediari, per le diverse strade dell'Afganistan, tra le forre di Khaiber ed il colle di Balan, si valuta a più di 37 milioni di lire [111]. Circa dodicimila mercanti, coi loro convogli di cammelli, passano ogni anno pel colle di Gomul. Da che furono intrapresi grandi lavori pubblici dell'India, numerose squadre di Povindah vanno a lavorare nei cantieri.
Dalla parte del sud, verso il paese dei Balutsci, diverse tribù appartengono ancora alla famiglia degli Afgani, sebbene abbiano frequentemente fatto parte di Stati politici distinti del reame di Kabul; oggi sono parzialmente sotto la dipendenza dell'Inghilterra, che ha conservato la sua "frontiera scientifica" fra Kandahar e Kwatah. Cosi i Piscin ed i Tari o Tarim, che vivono a sud delle montagne di Khogiah-Amram, sono diventati vassalli dell'impero indiano ed hanno le loro principali risorse nel commercio colle guarnigioni inglesi. Una gran parte della popolazione di quelle valli si compone di Seid (Sayad), che si dicono arabi ed anche discendenti del profeta, sebbene Afgani puri; molto dediti al commercio, fanno specialmente il traffico dei cavalli, e come sensali percorrono tutte le provincie della penisola Cisgangetica: l'uso dell'Indostani è diffusissimo nel loro paese.
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