Come quelle delle Alpi, le città dell'Indu-kush si compongono per lo più di parecchie borgate, che nella loro forma medesima svelano da lontano i tratti ancora invisibili della topografia locale. I soli monumenti, che diano un aspetto di potenza a quelle povere piccoli capitali di montanari e le fanno rassomigliare un poco alle ricche città della pianura, sono i castelli forti, colle torri merlate, e gli edifizî religiosi, dominanti la maggior parte rovine molto estese. Nella valle dello Swat esiste ancora una di queste costruzioni perfettamente conservata, una cupola ovoide dell'altezza di 27 metri, circondata da dieci piani circolari di nicchie: il nome di questo santuario, Sciankar dar, pare rammenti il culto di Sciankar, uno dei nomi sanscriti di Siva [142]. Villaggi fortificati della valle dello Swat, Tarrnah e Sciahil, contengono ognuno un migliaio di famiglie entro la cinta delle mura; un altro era la residenza dell'Akhund, vecchio venerato, che non aveva quasi potere politico, ma che la voce pubblica nell'India settentrionale rappresentava come un profeta onnipossente, minaccioso contro il dominio britannico e capace di scagliargli contro, se gli piacesse, ribelli wahabiti a diecine di migliaia [143]. Nella valle del Pangikora o fiume dei "Cinque Clans", che s'unisce allo Swat, a monte dello sbocco di questo nel Pangiab, altri borghi, appartenenti alla nazione darda dei Busckar , sono più grandi di Sciahil: Tall e Kalkot sono abitati, l'uno e l'altro, da mille-cinquecento famiglie.
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