Pagina (95/1124)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nel 1842 gl'Inglesi, costretti ad abbandonare il paese e presaghi forse dei prossimi disastri, lasciarono un ricordo del loro soggiorno col dare alle fiamme l'incantevole città.
      Kabul, la capitale moderna del Pukhtun-kwha, è una città molto antica, "la più antica di tutte", dicono gl'indigeni: secondo una leggenda locale, che spiegherebbe la corruzione degl'indigeni, là cadde il diavolo quando fu cacciato dal cielo [146]. Gli abitanti mostrano ancora con orgoglio la "tomba di Caino", facendo così risalire fino alle origini del mondo la storia dei delitti che si sono compiuti nel loro paese, tanto spesso inondato di sangue. È certo che la città esisteva a tempo della spedizione d'Alessandro: gli storici la citano dapprima sotto il nome d'Ortospana o "Campo Bianco" [147]. e quello di Cabura compare già in Tolomeo; avanzi di costruzioni, nelle quali si riconosce il tipo greco o greco-battriano, il Surkh-Minar o "Minareto Rosso" e la "colonna d'Alessandro", sorgono a sud-est, sulla strada dell'India. Alla fine del secolo decimoquinto Baber, che non conosceva nel mondo luogo comparabile al "paradiso di Kabul", ne fece la capitale del suo impero immenso, e si vede ancora a sud-ovest della città, fra i giardini, il recinto di marmo bianco scolpito d'arabeschi e coperto d'iscrizioni, che fu eretto sulla tomba di quell'imperatore. Timur, il figlio d'Ahmed sciah, scelse egualmente Kabul per sua residenza, e da più di un secolo questa città ha conservato il suo grado di capitale del regno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





Inglesi Pukhtun-kwha Caino Alessandro Ortospana Bianco Cabura Tolomeo Surkh-Minar Rosso Alessandro India Baber Kabul Ahmed Kabul