Gli operai di Herat hanno conservato la loro riputazione per la fabbrica delle lame, dei tappeti, delle cotonine, ma oggi quasi tutte le merci esposte nel bazar provengono dall'estero, dalla Russia e dall'Inghilterra. La popolazione della città varia singolarmente, secondo gli avvenimenti politici dell'Asia iranica, dei quali Herat, causa la sua posizione centrale, risente il contraccolpo; nel 1838 non c'erano più di 7,000 residenti: la maggior parte degli sciiti aveva abbandonato la città per non subire l'oppressione degli Afgani. Ma il numero degli abitanti cresce rapidamente in ogni periodo di tregua. Una notevole proporzione degli Herati si compone di rappresentanti d'antiche famiglie, grandezze decadute, che stanno bene al loro posto in una città rovinata: Ferrier v'incontrò discendenti di Gienghiz-khan, di Timur lo Zoppo, di Nadir sciah.
[Immagine 018.png - N. 18. - HERAT].
I monumenti d'Herat, palazzi, caravanserragli e moschee, si trovano quasi tutti fuori delle mura, ma diroccati; non ne restano più che avanzi pittoreschi, qua e là qualche torre, un'arcata, una parete coperta di majoliche verniciate, tanto più belle in quanto i loro colori dalle tenere gradazioni si mostrano sotto l'ombra dei platani. Le campagne che circondano Herat, hanno in Oriente le riputazione d'esser bagnate dall'atmosfera più salubre, grazie al vento del nord, che soffia in estate: "Se la terra d'Ispahan, l'aria d'Herat e l'acqua del Kharezm fossero riunite nello stesso punto, l'uomo vi sarebbe immortale!
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