Nei distretti agricoli, nei quali la terra è divisa in piccole proprietà ed ogni famiglia possiede la sua e la lavora da sè, senza concederla a fittabili od a mezzadri e senza adoperare le braccia di schiavi, la produttività del suolo è notevolissima; spesso gli abitanti del paese hanno potuto, assai a malincuore, nutrire truppe d'invasione senza esaurire completamente le risorse del loro dominio. Ma in tempo ordinario il frumento, alimento principale degli Afgani, e gli altri prodotti del suolo servono soltanto per l'alimentazione locale; il commercio d'esportazione comprende derrate di poco peso e d'un certo valore relativo, frutta conservate, grani, gomme e medicinali. Posti al di sopra dei piani torridi, gli altipiani temperati e le valli fredde dell'Afganistan dovrebbero fornire in abbondanza i prodotti del loro clima alle popolazioni indù; ma questo traffico è quasi nullo. L'attività industriale dei Tagiik di Kabul e delle altre città afgane non alimenta, neppur essa, un movimento d'esportazione; i Povindah o Corridori vendono ai loro compatriotti merci europee ben più che non diano derrate afgane in cambio agl'Inglesi ed ai Russi, ai Bokharioti ed agl'Indù. Il governo anglo-indiano, avendo rinunziato all'occupazione di Kabul e di Kandahar, ha fatto nello stesso tempo interrompere la costruzione delle strade ferrate, che dovevano collegare queste due città alla rete della Penisola; le due ferrovie si fermano, l'una all'entrata della forra del Khaiber e l'altra a piè delle montagne di Bolan; viadotti, ponti, trincee, dighe, gallerie, tutto è stato abbandonato ad un tratto, sebbene questi lavori rappresentino una spesa già fatta di oltre 13 milioni.
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