Non v'ha viaggiatore europeo che penetri nell'Afganistan senza venire interrogato sulla rivalità dei due Stati conquistatori e sulle probabilità di vittoria definitiva che ha l'uno o l'altro: tale è il grande argomento delle discussioni nei bazar, dove gli spacciatori di notizie compiono lo stesso ufficio della stampa politica in altri paesi [161].
L'opinione generale degli Afgani, consultata dagli stessi Inglesi, si pronunzia in favore della Russia. "Per quanto sia poco piacevole confessarlo, dice Mac Gregor [162]. non v'ha dubbio che i Russi hanno per essi il prestigio e vengono considerati senz'altro come gl'invasori dell'India". I Russi, è vero, non hanno ancora messo piede sul territorio dell'Afganistan, ma si sa che tutte le spedizioni da loro fatte nell'Asia centrale sono terminate con una conquista; dal canto loro, gl'Inglesi negli ultimi cinquant'anni hanno invaso tre volte l'Afganistan, ma con qual frutto? Nel 1842, dopo tre anni d'occupazione, le guarnigioni anglo-indiane di Kabul e d'altre piazze, forti di circa 13,000 uomini, dovettero sgomberare il paese; molestati da moltitudini armate e non trovando sulla loro strada nè riposo, nè riparo, nè cibo, i poveri Inglesi dovettero soccombere alla fatica, alla fame, al freddo, alle malattie o furono distrutti alla spicciolata. Soltanto tre uomini si salvarono da quel disastro, il più grande che abbiano mai subito le armi dell'Inghilterra. Nella guerra recente, gl'Inglesi hanno dovuto del pari subire un grave scacco, la disfatta di Kusck-i-Nakud, e, sebbene questa volta abbiano abbandonato il paese di loro spontanea volontà, senza che un solo nemico tentasse d'inseguirli nella loro ritirata, la leggenda propagata da tribù a tribù non ha mancato di rappresentarli volti in fuga.
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