Malgrado le sue insenature, la costa del Balutscistan non offre ripari comodi alle grandi navi. Non v'ha punto, in cui le acque siano profonde in prossimità immediata del litorale, ed i grandi vascelli da guerra possano spingersi a meno di tre o quattro chilometri dalla spiaggia. Per tutta la durata del monsone di sud-ovest, fra marzo e settembre, sarebbe quasi impossibile di tentare uno sbarco di truppe, causa la violenza del risacco; anche durante il bel tempo, cioè d'inverno, i frangenti sono un ostacolo non indifferente alle libere comunicazioni coll'esterno [169]. Il letto marino formato d'argilla come le pianure del litorale, discende con dolcissimo declivio verso l'alto mare; ma là dove lo scandaglio misura uno strato d'acqua di 40 a 50 metri, havvi una brusca caduta verso l'abisso dell'oceano delle Indie: il fondo discende a picco dall'altezza di 6 a 700 metri [170].
Al modo stesso che le isole di Ramri e di Sceduba, nell'Indo-Cina inglese, le coste balutsce sono disseminate di focolari sotterranei, dove le acque termali fanno ribollire l'argilla. Almeno diciotto vulcani di fango sorgono nelle diverse parti del Mekran; in certi punti del litorale sono fra i lineamenti principali del paesaggio; nella provincia di Las, limitrofa dell'Indostan, sette di questi coni sono allineati presso la spiaggia del mare: una leggenda li designa come frammenti della dea Durga, tagliata a pezzi; i pellegrini indù, che li visitano, tirano l'oroscopo dal ribollimento del fango [171]. Presso il fiume Por o Puri, ad ovest del porto di Sonmiani, uno di questi vulcani di fango termale, completamente isolato in mezzo alla pianura, è alto più di 120 metri e nella sezione terminale misura 150 metri di periferia: è il Ragi Ram Tsciander o Tsciander Kups.
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