Mentre una parte della pianura fertile, sebbene raramente, è messa a coltura, altri spazi, donde l'acqua è completamente svaporata, sono coperti d'uno strato salino dello spessore di parecchi decimetri, da cui le carovane, che passano, tagliano dei pezzi per venderli nei paesi vicini. Ad ovest dell'Hamun el Meshkid si stende, dicono gl'indigeni, un'altra palude, il Kindi o Talah, che riceve le acque settentrionali del bacino. Infine, al nord-est del Balutscistan, il fiume di Sciorawak, la Lora, va parimenti a perdersi in un hamun in mezzo al deserto.
Secondo Mac Gregor, il deserto di Kharan è molto più facile a traversare di quello che certe solitudini sabbiose della Persia e delle regioni senz'acqua dell'Arabia e dell'Africa. È benconosciuto dalle carovane, ogni strada ha i luoghi di riposo già designati dalle guide; dappertutto si può contare per una giornata di cammino almeno sopra un pozzo d'acqua salmastra e su qualche cespo di piante pei camelli. Ma vi sono certe regioni del deserto, che i viaggiatori evitano con cura, e dove la morte sarebbe inevitabile per chi fosse sorpreso dal semun, il vento di "veleno" o di "fiamma". In quelle solitudini le dune ondeggiano come i flutti del mare, ed è quasi impossibile seguitare il viaggio sopra un suolo che frana, ed in una nuvola di polvere che il vento fa turbinare; talvolta l'aria è più tranquilla, ma piena d'una nebbia di sabbia, nella quale non si può respirare se non a stento; questo fenomeno, non ancora spiegato, sarebbe proveniente, a detta dei Balutsci, dall'azione dei raggi solari sulla fina polvere di sabbia.
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