La loro lingua, diversissima da quella di tutte le popolazioni, che li circondano, ha accolto nel suo vocabolario un grandissimo numero di parole persiane ed alcuni termini indù e puchtu, ma il fondo dell'idioma offre somiglianze così evidenti coi parlari dravidici, che si deve classificarlo nella stessa famiglia: l'analogia si ha specialmente fra il brahui ed il linguaggio dei Gond, nelle regioni montuose del centro dell'India. Secondo la lingua, che del resto non possiede alcun monumento scritto [187]. è dunque probabile che i Brahui siano un avanzo di quelle antiche popolazioni dravidiche, le quali, prima dell'arrivo degli Ariani, occupavano tutta la penisola Gangetica, una parte dell'Iran, e forse si connettevano alle popolazioni uralo-altaiche: l'invasione dei conquistatori irani li respinse sulle montagne e li isolò gli uni rispetto agli altri [188].
L'aspetto fisico dei Brahui giustifica questa ipotesi dei filologi. Punto somiglianti ai Persiani od agli Arabi, essi hanno in generale il viso molto più robusto e più appiattito che i Balutsci, la corporatura più tozza, le ossa più grosse e più corte; hanno specialmente la pelle più nera; non si vedono dei biondi fra loro come fra i Balutsci. Non meno ospitali degli altri abitanti dell'altipiano, essi sono più veritieri, meno portati alla vendetta, alla crudeltà, a quell'avarizia, che è il vizio dominante dei Balutsci, i quali hanno sempre l'aria di "bisognosi ed affamati". Laboriosissimi, i Brahui raramente si distolgono dal lavoro per darsi a guerre di clan, e, quando le dispute scoppiano, si lasciano facilmente persuadere dalle donne a concludere la pace.
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