Le donne sono fatte segno di grandissimo rispetto; se una di loro venisse ad essere uccisa in un combattimento, i Brahui dei due partiti opposti vedrebbero in ciò una calamità pubblica. Queste tribù lasciano ai figli ed alle figlie qualche iniziativa nella ricerca della sposa e dello sposo, mentre presso i nobili Balutsci il figlio, fidanzato dai parenti, non ha nemmeno il diritto di vedere la sua futura. Tra loro, la semplice promessa fatta dalle famiglie è riputata un impegno d'onore. Il fidanzato, che muore prima della celebrazione degli sponsali, è immediatamente sostituito dal fratello minore [189]. Nel paese dei Brahui si erigono tumuli o tsceda sulle tombe dei morti al margine delle strade, e circoli dì pietre o tsciap ricordano i matrimoni celebrati nelle tribù nomadi; un masso eretto nel mezzo del circolo indica il posto, sul quale stava il musico dello sposalizio [190].
Subordinati politicamente ai Balutsci ed ai Brahui, dominatori del paese, abitanti dei villaggi e dei borghi, ordinariamente conosciuti col nome di Dehvar o Dekhan, che vuoi dire "contadini", sono in realtà Tagjik (Tagichi), come quelli delle città afgane e del Turkestan: essi parlano il persiano, ed il loro tipo non differisce punto da quello dei loro fratelli di razza. Assai pacifici, senza mai protestare contro le violenze e gli abusi d'autorità, che fanno loro soffrire i conquistatori del paese, essi domandano soltanto di vivere tranquilli, occuparsi in pace dei loro mestieri o della coltura del suolo; la loro razza s'è mantenuta pura nella maggior parte delle provincie, essendo proibiti dall'uso i matrimoni fra Dehvar e donne delle tribù conquistatrici.
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