Tutta questa regione del Caucaso dei Turcomanni comincia ad esser conosciuta nelle sue particolarità topografiche, grazie alle esplorazioni dei geometri russi incaricati di delimitare la frontiera. La carta all'84000, terminata da alcuni anni per la regione dell'Atrek inferiore, continua per tutto il Daman-i-koh o "Piemonte" turcomanno fino alle oasi di Sarakhs e di Merv.
In virtù del trattato di confini ratificato nel 1882, ricche valli tributarie dell'Atrek, coperte di vasti pascoli e magnifiche foreste di quercie e di cedri, sono state restituite alla Persia: ma, in cambio, i Russi succedono all'Iran nelle pretese al protettorato di Merv, la "chiave dell'India"; del pari hanno preso alla Persia alcune delle valli del Kopet-dagh, ad ovest d'Askhabad e a sud della fortezza smantellata di Gok-tepè, difesa già così valorosamente; in questo punto, che ricorda le gesta della conquista, si sono presi tutto il versante della montagna, fino alla linea di displuvio, e dispongono così a loro piacimento anche delle acque, che irrigano i campi ed i giardini dei Turcomanni loro sudditi.
Quello, che dà un'importanza eccezionale a questa catena esterna dell'Iran, è che essa possiede sorgenti e ruscelli, la cui acqua evapora, a breve distanza dalle montagne, nelle sabbie della pianura. I Persiani, abitanti della regione alta, sono i proprietarî naturali delle fontane e ne usano per l'irrigazione dei loro campi. Ma sotto un clima, nel quale il cielo è troppo avaro di piogge e l'estate è ardente, l'acqua è di rado tanto abbondante da soddisfare tutti i rivieraschi; quelli a monte e quelli a valle diventano per forza nemici gli uni degli altri.
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