Quando i coltivatori montanari, appoggiati dalle truppe, disponevano della forza necessaria, non mancavano d'utilizzare fino all'ultima goccia l'acqua dei torrenti; ne seguivano il corso, stabilendo dighe di tratto in tratto, scavando canali sui pendii, allargando a destra ed a sinistra la zona delle coltivazioni. Ai tempi della potenza persiana tutta la zona dell'Atok o "Fermata delle Acque" - vale a dire il Daman-i-koh - era invasa dagl'Irani: i Turcomanni erano respinti nel deserto, un baluardo di città e di fortezze difendeva contro di loro la regione delle terre coltivabili, dove si perdevano gli ultimi fili d'umore [200]. Ma nello stesso tempo, quando i terribili cavalieri turcomanni s'aprivano una breccia nella cintura di forti, con che furia di vendetta bruciavano le città, catturavano od uccidevano gli uomini, che li avevano privati dell'acqua fecondatrice, delle fresche valli, della verzura dei campi e dei prati! Prima della venuta dei Russi, la guerra continuava senza tregua fra Persiani e Turcomanni della frontiera, e questi, diventati i più forti, penetravano per tutte le gole della montagna e andavano a devastare le valli poste al di là di esse; gli odii tradizionali, esagerati ancora dalle differenze di razza, di religione e di costumi, erano alimentati da una causa sempre attiva, la ineguale ripartizione delle acque: uno dei due popoli, poteva nutrirsi dei prodotti del suolo, l'altro doveva vivere di saccheggio. Attualmente, l'onnipotente volontà della Russia ha tracciato la frontiera, qua dando ai Turcomanni le sorgenti dei fiumi, là lasciandole ai Persiani, con interdizione a questi di accrescere l'estensione dei campi rivieraschi o d'aumentare il numero o la sezione dei loro canali, sotto minaccia d'una "punizione severa". Ma possono essi impedire le siccità, e, se i Turcomanni protetti dalla Russia non vedono giungere la corrente, sulla quale contavano, non accuseranno i loro nemici ereditari?
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