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      [Tavola 11.png - IL DEMAVEND - VEDUTA PRESA A NORD-OVEST. Disegno di Taylor, da una fotografia del signor Polak].
      La più alta cima dell'Elburz, il Demavend, che aderge la sua piramide 2,000 metri sopra i monti circostanti, non appartiene geologicamente allo stesso sistema orografico; è un vulcano, composto interamente di rocce eruttive e di ceneri, mentre tutte le montagne, che formano il piedestallo del Demavend, constano di strati sedimentari, calcari e di arenarie, le cui stratificazioni non sono state in nulla sconvolte dalla comparsa, del cono superiore; [209] l'ammasso di scorie è stato eruttato dai crepacci del suolo sopra il rilievo anteriore dei monti e degli altipiani, e si possono vedere in certi punti le rocce ignee, che coprono gli strati calcari; però ad est del vulcano si osserva un enorme crepaccio, che forma all'incirca la linea di separazione fra le materie eruttate dal suolo e gli strati sedimentari. Il cono centrale è un po' inclinato verso ovest, come se la sua base orientale fosse stata sollevata; un semicerchio tutto spezzature, avanzo d'un cratere più antico, circonda il picco, come un monte Somma intorno un ad Vesuvio più grande [210]. L'altezza del vulcano, il cono più elevato della Persia, è stata diversamente valutata: mentre Kotschy, il primo europeo che abbia raggiunto il cratere dopo il botanico Aucher Eloy, gli dava un'altezza di 4,200 a 4,500 metri soltanto, valutandola dalle zone di vegetazione, Thomson, Lemm ed altri aggiungevano più di 2,000 metri a questo còmputo.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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