Cambiamenti dello stesso genere si compiono ancora al presente da una stagione all'altra: la maggior parte dei corsi d'acqua, che toccano il mare nel loro periodo di piena, si fermano per via nella stagione asciutta; allora qualche centinaio di litri al secondo rappresenta il volume totale delle acque, che da questa parte del continente ritornano verso il mare. Ma, se i fiumi periodicamente tributari del Caspio o dell'oceano Indiano si ritenessero quali indizî permanenti del versante esterno dell'Iran, queste regioni di scolo si dovrebbero valutare poco a più d'un terzo della superficie del territorio iranico. Gli altri due terzi della Persia si compongono di bacini chiusi, senza comunicazione col Caspio o coll'Oceano [247].
I piccoli corsi d'acqua che discendono dall'Elburz per andare a gettarsi nel Caspio, sono i soli, che, a parità di bacino, si possano paragonare ai fiumi dell'Europa occidentale. L'Atrek ed il Gurgen, quando giungono al mare, hanno acque scarse e paludose. Il Sefid rud, che fluita una massa d'acqua più ragguardevole, non è però tanto profondo da servire ad una seria navigazione, e diversi tentativi fatti per trasportare le merci per questa via nell'interno non hanno approdato a nulla. Il golfo Persico non riceve un fiume, che non si possa guadare in qualunque stagione e che una lingua di sabbia non separi dal mare durante l'estate; i suoi principali affluenti, il Gierrahi, l'Hindiyan o Zohreh, la Sciems-i-Arab, e più a sud il torrente, che porta il nome di Sefid rud o "fiume Bianco", come un altro corso d'acqua dell'Azerbeigian, sono semplici uadi.
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