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      Queste sorgenti sono note sotto il nome di "fontane di marmo"; giusta l'opinione comune degl'indigeni, divisa dalla maggior parte dei viaggiatori europei, esse infatti depositerebbero strati marmorei; certo a queste fontane si deve attribuire la formazione degli strati, che si cavano nei dintorni di Dihkergan e che hanno fornito i materiali ai più bei palazzi della Persia e dell'Asia Anteriore. Questo "marmo di Tabriz" è ordinariamente d'un bianco di latte, giallastro o roseo, e presenta lo splendore del quarzo; spesso forma concrezioni simili alle stalattiti, e gli ossidi, che contiene, lo colorano delle più belle tinte. Probabilissimamente è stato deposto all'epoca quando le fontane, la cui presente temperatura non supera 18 gradi centigradi, avevano un calore molto più alto; oggi, al loro sbocco, non formano se non piccoli foglietti sottilissimi e d'un bianco di neve, del resto completamente simili in composizione al marmo delle vicinanze. Inoltre le sorgenti depositano tufi grossolani, alcuni dei quali si uniscono al fango in conglomerati nerastri. Le sorgenti scaturiscono per lo più da coni di travertino, ch'esse stesse hanno deposto; quando hanno ostruito gli sbocchi, s'aprono un passaggio al piè degli antichi monticelli e ne erigono gradatamente di nuovi [258].
      Il livello del lago d'Urmiah ha avuto frequenti variazioni. Secondo la tradizione dei rivieraschi, il bacino si stendeva un tempo sopra uno spazio molto più ragguardevole; ma fu anche un tempo, in cui era ridotto a dimensioni molto minori: un mostro prodigioso, essi dicono, vive nel fondo del lago, ed ora beve, ora rigurgita le acque del Piccolo Mare.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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