Infine l'importazione di migliaja e migliaja di schiavi georgiani e circassi per un periodo di quasi trecent'anni, fino alla conquista di Tiflis per parte dei Russi, nel principio del secolo, ha certamente contribuito molto, almeno nella regione nord-occidentale della Persia, ad abbellire la razza. Dal loro canto, i Persiani si sono diffusi ben oltre i confini della loro patria: si sa che, sotto il nome di Tat e di Talisc, abitano la Transcaucasia in numero di 120,000 circa, e che nel Khorassan, nell'Afganistan, nella Transoxiana, costituiscono in certi punti il fondo della popolazione sedentaria: là si chiamano Sart, Tagiik, Parsivan.
I Persiani sono non solo uno dei più bei popoli della terra, ma anche uno dei più intelligenti. La prontezza del comprendere, l'acutezza e l'impronta poetica delle loro idee, la potenza della loro memoria stupiscono gli Europei; ma essi hanno troppa facilità naturale per credersi obbligati ad avere una grande perseveranza: mancano di fissità nello spirito; [285] capire sembra loro sufficiente, non cercano di approfondire. Eredi d'una lunga civiltà e pienamente consci della loro superiorità intellettuale sulle popolazioni vicine, sono disgraziatamente inferiori ad esse nel coraggio: Arabi, Kurdi, Turchi e Turcomanni, Afgani, Balutsci hanno avuto costantemente l'iniziativa dell'attacco nelle guerre o nelle rivoluzioni locali, ed il regno è governato da un sovrano d'origine straniera, successore d'altre dinastie conquistatrici. Privi della libertà, che sola potrebbe rinnovare la loro civiltà, rigenerare la loro forza creatrice, gl'Irani sono obbligati a vivere del passato, osservando religiosamente le tradizioni antiche.
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