Di solito i pacifici coltivatori dell'altipiano non avevano altra risorsa che di rifugiarsi nelle torricelle di difesa, che, a diecine di migliaia, sorgono in mezzo ai campi nella regione delle frontiere; essi lasciavano passare la terribile cavalcata, poi, uscendo dai loro ritiri, rientravano nei villaggi per vedere che cosa avevano lasciato loro i Turcomanni e contare il numero dei mancanti. Quando una delle torri di difesa era stata presa dai Turcomanni, la gente del paese non mancava di demolirla per costruirne un'altra, nella speranza che sfuggisse alla mala sorte dell'antica.
Certamente i saccheggiatori venuti dalla pianura avrebbero potuto con tutta facilità stabilirsi sulle alture conquistate, ma la loro vita vagabonda, i loro costumi di cavalieri li riconducevano incessantemente nelle regioni basse, vicine al deserto. Però un certo numero di tribù conservavano il terreno di conquista, le une per continuare un'esistenza nomade fra i pascoli d'inverno ed i pascoli d'estate, le altre per fondarvi dei villaggi permanenti e darsi all'agricoltura. Nel Mazanderan, sul versante settentrionale dell'Elburz, del pari che a sud dell'Atrek e nel Khorassan, fino ai limiti del deserto, s'incontrano accampamenti e villaggi di Turcomanni, discendenti dei nomadi della steppa. Oggi l'immigrazione continua, ma sotto una forma pacifica: i mercati di schiavi a Khiva ed a Bokhara sono chiusi, la guerra è cessata sulle frontiere, cui sorvegliano le sentinelle russe, e, diventate inutili, le torri di difesa delle montagne esterne cadono in rovina [291].
| |
Turcomanni Turcomanni Mazanderan Elburz Atrek Khorassan Turcomanni Khiva Bokhara
|