Come gli Ebrei d'Europa, offrono due tipi ben distinti: gli uni hanno la faccia regolare e nobile, gli occhi neri, la fronte grande, gli altri la faccia larga col naso grosso e la capigliatura spesso increspata. Parlano il persiano, ma un dialetto misto di parole antiche e con un accento particolare; ordinariamente gesticolano molto, il che contribuisce a farli disprezzare dagli Irani, per lo più assai sobrî nei movimenti. Come in Europa, gli Ebrei preferiscono i mestieri, nei quali hanno da maneggiare le stoffe preziose ed i metalli; sono giojellieri, ricamatori, tessitori di seta; s'occupano anche della fabbricazione del vino, dell'acquavite, degli acidi, e conoscono l'arte di unire in lega e separare i metalli. Fra di loro si formano i migliori medici della Persia, eredi della reputazione degli avi, al tempo dei califfi. I musicanti ed i cantanti sono ancor essi quasi tutti Ebrei.
La colonia europea in Persia si compone d'un piccolo numero d'avventurieri e di mercanti, senza contare il personale delle ambasciate e gli specialisti, professori, medici, industriali o militari, chiamati nel paese per dirigere certi lavori od istruire dei reggimenti. Tutti si considerano come visitatori, e la popolazione li evita come stranieri: privi d'ogni relazione intima colle famiglie persiane, è quasi senza esempio che abbiano scelto l'Iran per seconda patria; i disertori dell'esercito russo, quasi tutti Polacchi, che s'erano un tempo rifugiati in gran numero sul territorio persiano, si sono convertiti ed ora vengono compresi fra gl'Irani.
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