Per certi riguardi, lo sciismo indica adunque un ritorno verso le religioni anteriori al maomettismo, ed i sunniti hanno in parte diritto d'accusarli d'appartenere al culto di Zoroastro; tuttavia sonvi certi passi del Corano, ai quali gli sciiti danno un'interpretazione più conforme alle spiegazioni dei primi commentatori, che non sia quella dei sunniti attuali. Gli sciiti affettano d'essere più ortodossi degli Arabi, come anche pretendono d'aver voluto mantenere, in opposizione ad essi, l'ordine di successione legittima al califfato.
Ma, mentre appartengono ufficialmente alle comunità sciite, i Persiani professano generalmente in segreto idee assai diverse da quelle che insegna loro il Corano. Ognuno vuol derivare la sua fede dalle proprie speculazioni religiose, il che produce una singolare diversità di credenze: lo stesso individuo aderisce successivamente a dottrine differenti. Le opinioni in conflitto si neutralizzano a vicenda, ed i grandi movimenti religiosi della folla sono diventati quasi impossibili. Sebbene il clero siasi riserbata l'interpretazione dei libri santi, ogni persiano si crede teologo e non teme di affrontare i soggetti più astratti, sia pure a rischio di cadere nell'eresia. Del resto, è cosa convenuta in tutta la Persia che ogni uomo ha il diritto di mascherare il proprio pensiero e di confessare in apparenza una fede che rinnega in segreto: anzi lo sciita che viaggia in mezzo ai sunniti, senza essere accusato di viltà da' suoi correligionari, può dirsi partigiano di quell'Omar che esecra nel fondo della sua anima.
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