Questa finzione religiosa è ciò che si chiama il ketman; nessuno ne è ingannato, ma tutti fanno sembiante di crederci, e contano sulla reciprocità per le proprie opinioni. Le opere dei settarî persiani come quelle di certi filosofi del medio evo, hanno due sensi perfettamente distinti, il senso ufficiale e diritto, che è in tutti i punti conforme alla teologia insegnata nelle scuole, ed il senso nascosto, mistico, del quale i discepoli hanno la chiave e che si commenta nei conciliaboli segreti [315].
È quindi impossibile seguire il movimento delle sêtte nel mondo persiano: si conoscono soltanto nei loro tratti generali, ed invano si tenterebbe di enumerarle. Presso gl'Iliat, i diversi gruppi di popolazioni comprendono tutti diversamente il maomettanismo, ed anche le "Genti di Verità", come si chiamano gli Alì-Allahi, lo praticano nei modi più differenti. Qualche tribù lure, secondo Ferrier, venera il gran santo Baba Buzurg, mentre ignora Maometto. I Kirindi, che vivono presso Kermansciah, hanno per dio il loro antenato Daud e sono fabbri come lui. I Balutsci della Persia, che si dicono sunniti, sono per lo più senza religione affatto e si limitano a staccar brandelli dei loro vestiti per attaccarli alle siepi od a gettar pietre sui mucchi che s'elevano sul margine delle strade. Nel Mazanderan, popolazioni di boscajuoli ignorano del pari Maometto, e nelle regioni del sud-est della Persia, qualche letterato che cita sempre Hafiz, mentre conosce appena il Corano, non è lontano dal mettere il poeta di Sciraz nel posto del profeta [316]. Presso i Persiani civili, la dottrina più comune, mascherata, come tutte le altre, sotto il velo del ketman, è quella dei Sufi.
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