La superficie occupata dalle agglomerazioni urbane è in generale molto più grande di quello che sarebbe in Europa per lo stesso numero di abitanti. Le case sono basse, circondate di cortili e costruzioni diverse. I palazzi degli alti personaggi, colle loro dipendenze, formano veri quartieri, nei quali lo straniero può perdersi nel dedalo dei passaggi e dei cortili. Ma, per quanto siano vaste e piacevoli queste dimore, è raro che siano abitate per lungo tempo; quasi sempre il nuovo proprietario lascia cadere in rovina il palazzo del suo predecessore: sia per semplice amore di cambiamento, sia, anche più spesso, per evitare la mala sorte che ha colpito quello a cui si sostituisce, egli eleva altre costruzioni accanto alle antiche, e la città s'ingrandisce in proporzione. La paura d'un destino fatale fa spostare anche villaggi, borgate e città: accanto a città nuove, si vedono stendersi lontano vaste rovine, che gli abitanti stessi hanno prodotto volontariamente, per ottenere un destino migliore. Tutti gli avanzi che coprono il suolo, mucchi di fango che dissolvono le pioggie, non sono dunque, come hanno creduto numerosi viaggiatori, prove che il paese una volta era molto più popoloso [320].
Ma vi sono città che devono mantenersi allo stesso posto, sia a causa dei vantaggi naturali della posizione o delle fontane che vi sgorgano, sia a causa dei ricordi religiosi che vi si connettono. Tale la città di Mesced, la presente capitale del Khorassan, il "Paese del Sole", l'agglomerazione più popolosa della Persia nord-orientale.
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