Le montagne di Binalud, fra Mesced e Nisciapur, sono ricchissime di rocce preziose e di vene metallifere, d'oro, argento, rame, stagno, piombo e ferro: a nord-ovest della città si cava la malachite in belle varietà; altrove si raccoglie salnitro per la fabbricazione delle polveri; a Sciandiz, non lontano da Mesced, le cave forniscono bei marmi di un bianco giallastro, e presso Maden, la "Miniera" per eccellenza, si trovano strati di salgemma e giacimenti di turchesi. Queste pietre, che si scoprono nella roccia porfirica e nei conglomerati, sono estratte dalla ganga da una colonia di minatori, provenienti dal Badakscian, il paese dei rubini; in generale sono associati, sì che il lavoro di tutti dà profitto a ciascuno; ma ci sono anche famiglie isolate che hanno preso in affitto tutta una miniera dal tesoro [334]. Gli operai affermano che le turchesi o "pietre della felicità" "maturano", vale a dire guadagnano di colore, dopo essere state estratte dal suolo, ma non basta una primavera, ci vogliono mille anni perchè acquistino tutto il loro splendore [335].
La città di Sebzewar, situata ad ovest di Nisciapur, sulla strada di Teheran, somiglia alla maggior parte delle altre città della Persia orientale per l'aridità delle campagne circostanti; occupa una stretta valle fra due deserti di sale. Sultanabad, generalmente indicata col nome del suo distretto, Tursciz, è separata da alte montagne dal bacino, al quale appartengono Nisciapur e Sebzewar; città molto commerciale, essa possiede campi bene irrigati e vastissimi terreni da pascolo, che si stendono lontano verso il deserto e sono percorsi a migliaia da pastori nomadi di razza balutscia: secondo Ferrier, l'insieme degli accampamenti comprenderebbe 8,000 tende.
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