Quasi tutta la città è un labirinto di vie irregolari ingombre di rovine, interrotte da spaccature, spazzate soltanto dai cani e dagli sciacalli; tuttavia i quartieri aristocratici hanno il loro corso, piantato d'alberi, illuminato a gaz e percorso da vetture eleganti. Costruzioni all'europea sorgono nel nuovo Teheran, ma quello, che ne forma il bello, è sempre il giardino orientale, cui circondano i balconi ad ornati, le arcate dalle tende di seta: in quei tranquilli ritiri, dove sgorgano fontane d'acqua pura, seminando perle di cristallo sui fiori odorosi, sembra di essere a cento leghe dalla città. I dintorni, specialmente dalla parte del nord, dove i kanat portano dalla montagna una grande quantità d'acqua, sono coperti di giardini che hanno quasi tutti conservato la loro apparenza di ridotti fortificati, sebbene gli abitanti non abbiano più da temere gli attacchi dei Turcomanni. A Teheran e nei villaggi circostanti le cicogne, questi uccelli rispettati e quasi venerati dal popolo, mancano completamante, mentre le case e le rovine di Veramin hanno ognuna il loro nido [358].
In principio del secolo, lo straniero che avesse tentato di soggiornare a Teheran nel periodo dei calori, certamente sarebbe stato portato via dalle febbri o dalle altre malattie che ingenera il sudiciume. La capitale, diventando più vasta, s'è ripulita e risanata; tuttavia, appena comincia l'estate, la popolazione agiata non manca d'emigrare verso le alture del nord, coperte di villaggi e di case di campagna, a cui si dà il nome collettivo di Scemiran a Scimran, forse dovuto ad una leggenda della regina Semiramide; [359] i costumi nomadi dei Turchi, che cambiano il loro kishlak d'inverno pel yailak d'estate, si sono conservati fortunatamente.
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