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      Zengian, a nord-ovest di Sultanieh, parimenti sulla strada della Russia, è pure una città decaduta. Distrutta una prima volta dai Mongoli ed in gran parte data alle fiamme dopo l'assedio d'otto mesi che vi sostennero i Babi, la misera città non ha ancora riparato le sue rovine. Dalla parte del nord è l'ultima città dell'Irak-Agiemi; vi si parla ancora persiano, mentre dall'altra parte della montagna di Kafian-kuh, nell'Azerbeigian, il turco è il linguaggio usuale degli abitanti di Mianeh. Questa città, "la più miserabile della Persia", è posta su d'un torrente, cui alimentano le nevi del Sehend, e che va a gettarsi nel Kizil uzen, il ramo principale del Sefid rud. Fra tutti i luoghi di tappa, Mianeh è il più temuto dagli stranieri: là, più che in qualunque altra città della Persia, [361] pullula la terribile cimice argas pertica, il cui morso non reca incomodo agli indigeni, ma ha prodotto nei viaggiatori numerosi casi di malattia grave e persino di morte. A Mianeh morì nel 1667 l'illustre viaggiatore Thévenot. Ad una piccola distanza a nord-ovest, in una regione bene inaffiata, uno dei "granai" della Persia, giace il grosso villaggio di Turkmantsciai, celebre pel trattato del 1828, il quale cedeva alla Russia i territorî di Erivan e di Nakhitscevan, dal pari che il dominio assoluto nel Caspio.
      Tabriz (Tebriz, Tauris), la capitale dell'Azerbeigian, che fu già la città più popolosa dell'Iran, è l'antica Kandsag degli Armeni, fondata alla fine del quarto secolo dell'êra volgare.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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