[Immagine 038.png - N. 38. - HAMADAN E L'ELVEND].
Posta presso la base dell'Elvend, quasi sempre bianco di nevi, dove i dervisci, anche quelli dell'India lontana, vanno piamente a cercare erbe medicinali, la città è attraversata da acque correnti e "milleseicento fontane" vi scaturiscono, una delle quali versa acqua termale; alcuni kanat, il cui scavo è attribuito ai sovrani delle epoche mitiche, recano le loro acque da una distanza di 50 a 60 chilometri, e la profondità dei pozzi d'origine non è inferiore a 100 metri [372]. L'altitudine del suolo, di 1,500 metri circa, l'esposizione dei pendii volti verso i venti polari e la prossimità delle nevi rendono il clima invernale di Hamadan non poco penoso ai Persiani, ma la freschezza dell'estate ne fa uno dei soggiorni più graditi; i vigneti danno eccellenti vini bianchi, che Bellew paragona ai vini della Mosella, e vini rossi, che somiglierebbero al bordeaux ordinario. La città non ha importanza industriale, tranne per la preparazione dei cuoj, la fabbrica delle selle e bardature, la tessitura e tintura dei tappeti, rna fa un commercio ragguardevole colla Mesopotamia, ed i suoi bazar sono provveduti di merci di tutte le specie. Hamadan può essere considerata come la capitale dei Turcomanni occidentali della Persia, i cui accampamenti sono disseminati nella pianura e nelle valli circostanti. Ad est, sopra una delle strade che menano a Teheran, la città di Saveh, che possiede avanzi grandiosi del medio evo, sorge sui confini del deserto.
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