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      La sua industria non è florida; però la colonia ebrea si compone di giojellieri abili; alcuni Persiani vi fabbricano ogni meraviglia d'intarsio in legno ed avorio, un'acqua di rose rinomata, ed alcuni Armeni s'occupano del commercio. Il vino è cattivo; questo nettare dei poeti viene da campagne poste a una cinquantina di chilometri: è una bevanda spiritosa e profumata, che l'europeo dapprima trova d'un gusto piuttosto strano, ma alla quale presto s'abitua; come le rose, che non potrebbero paragonarsi a quelle dei giardini dell'Occidente: il vino di Sciraz deve la sua riputazione ai versi, che l'hanno celebrato. Il tabacco ed altre derrate del paese danno luogo soltanto ad una piccola esportazione, ma, come stazione di transito, la città occupa una posizione eccezionale, giacchè ivi sboccano le strade dei porti del golfo Persico: tuttavia queste strade sono cattive e le difficoltà del trasporto aggravano le merci di spese supplementari così grosse, che il commercio preferisce altre vie, quelle di Kermansciah e di Tabriz. Inferiore pel movimento degli scambi alle altre grandi città della Persia, Sciraz ha però la superiorità, che le danno l'intelligenza e l'erudizione letteraria dei suoi abitanti: essa è la "Casa del sapere". Dei tre poeti più famosi dell'Iran, Hafir, Sadi, Firdusi, i due primi erano di Sciraz, dove nessun persiano passa senza visitare le loro tombe. La lastra di marmo, che copre da cinquecento anni le ossa d'Hafir, porta in lettere d'oro due delle sue odi; non lontano da questa pietra fu sepolto Rich, l'esploratore del Kurdistan.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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