Il monumento di Sadi, posto ad una certa distanza, presso un villaggio chiamato Sadiyeh, dal nome del poeta, è tenuto meno bene, senza dubbio perchè l'autore del Gulistan non è messo, come Hafir, fra gli scrittori sacri, e tuttavia, come dice Sadi stesso nel suo epitaffio: "Nessun usignolo ha modulato canti più dolci nel giardino del sapere!" Presso la tomba s'apre un abisso, d'origine certamente artificiale, la cui profondità supera i 200 metri [380].
I dotti sono unanimi nel collocare il posto dell'antica Persepoli, la "città dei Persi", nel luogo detto Istakhr, che giace una cinquantina di chilometri a nord-est di Sciraz, sulla strada d'Ispahan. In quel punto comincia una catena di colline di marmo grigio, che continua nella direzione sud-est, dominando una larga pianura, oggi paludosa, il Merv-Dasht, nella quale il Band-Emir, affluente del lago Neris, serpeggia all'ombra dei salici; una diga, sormontata da un ponte di tredici archi, trattiene le acque del fiume per farle rifluire nei mille canali della pianura; tre rupi isolate, i monti Istakhr, sorgono in mezzo alle alluvioni. I terreni del dolce pendio, che scendono dalle coste e dalle rupi verso le campagne del Band-Emir e verso il suo tributario, il Polvar o Pulvar, presentano una situazione mirabile per la costruzione d'una città, e senza sforzo il pensiero rievoca l'anfiteatro di palazzi. Del resto ne rimane qualche frammento. Questa rovina, la più bella della Persia, è un insieme di muri e di colonne, che gl'indigeni, con un'ammirazione mista di terrore, chiamano il "Trono di Giemscid". Si sa ora, dopo decifrati i segni cuneiformi impressi sulle pareti, che il principale dei sei palazzi era quello di Serse, "il re dei re, il figlio del Dario, l'Achemenide"; ma, a giudicare dalle sculture incompiute e dalle iscrizioni, sembrerebbe che chi lo eresse, non abbia potuto terminare la sua opera.
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