Dopo Lingiah e fino a Buscir la costa persiana, dirupata, tagliata da promontori, senza acqua e senza vegetazione, abitata soltanto da alcune tribù di ladroni arabi, non è stata ancora percorsa da alcun esploratore europeo; ma anche là si trovano porti che una volta ebbero un commercio ragguardevole. All'estremità d'una pianura paludosa, che si stende ad ovest di Lingiah e che separa dalle montagne dell'interno alcuni massi un tempo insulari, il piccolo villaggio di Tsciarak giace a piè d'un forte ed è circondato di datteri. Là sorgeva nel nono secolo dell'êra volgare la grande città di Siraf, di cui Ibn Haukal vanta le ricchezze: là venivano a scambiarsi l'aloe, l'ambra, la canfora, le perle, l'avorio, il legno d'ebano; persino navi cinesi vi caricavano le preziose derrate della Persia e dell'Arabia [410]. Caduta in potere di un capo arabo, che possedeva l'isola di Kais, Siraf perdè a poco a poco il suo commercio a beneficio del capoluogo politico, posto negli stessi paraggi, 33 chilometri a sud-ovest, e Kais divenne il luogo di ritrovo principale dei marinai alle foci del golfo Persico; poi, in principio del secolo decimoquarto, questo ufficio spettò all'isola d'Ormuz, diventata indipendente dal sovrano. Si vedono ancora sulla spiaggia settentrionale di Kais le rovine d'una grande città araba, presso la quale gl'Inglesi fondarono in questo secolo uno stabilimento militare, poscia abbandonato; i giardini, i campi ed i gruppi di palme danno a quest'isola un aspetto ridente, che non hanno le altre terre sparse nel golfo Persico.
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