Senna è persiana solo dal punto di vista politico: i cristiani, nestoriani e caldei, sono numerosi nel paese; le tribù nomadi sono composte d'Ali-allahi ed altre "genti della Verità". La popolazione maomettana del versante mesopotamico è intera-mente sunnita: la catena esterna separa le due religioni, quella della Persia e quella della Turchia.
La strada etnica da Ecbatana a Babilonia, da Teheran e Hamadan a Bagdad, quella che seguì Alessandro nel suo ritorno dall'Iran e che presero, dopo di lui, innumerevoli spedizioni di guerra e di commercio, gira i contrafforti meridionali del gruppo dell'Elvend e le sue rocce piene d'iscrizioni cuneiformi per discendere, da un contrafforte all'altro, nella valle della Kerkha o Kerkhera, il Kara su, l'"Acqua Nera" dei Turchi, il Choaspes degli antichi. Kongaver o Ghengiaver, uno dei primi luoghi di tappa, è posto al piede di montagne, che somigliano a quelle dell'Attica per la nitidezza del profilo e l'armonia delle forme; ma la pianura di Kongaver è ben altrimenti ricca che quella d'Atene in acque correnti e masse di verde. La piccola città persiana ha, essa pure, la sua acropoli, dominata da un edifizio, che fu tempio e cittadella ad un tempo, come il Partenone. È il santuario che Isidoro, nel primo o secondo secolo dell'êra volgare, dice essere stato consacrato ad Artemide, l'Anahid dei Persiani, la "Figlia", in onore della quale sono dedicate tante rupi, tanti passi, tanti vecchi castelli nelle regioni dell'Iran. Il tempio, spesso usato come fortezza da bande di briganti, non è più che un mucchio di rovine; tuttavia vi si vedono ancora avanzi preziosi d'architettura, colonne di proporzioni eleganti, bei capitelli scolpiti rappresentanti fiori di loto.
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