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      La rupe di Bisutun o Behistun, il cui nome differisce appena dall'antico appellativo dell'epoca greca, - Baghistan o "Luogo dei Giardini", - s'innalza a 450 metri d'altezza verticale al disopra delle praterie, sulle quali pascolano le mandre. Una copiosa sorgente cristallina scaturisce alla base della roccia, cui sormontano bassorilievi quasi distrutti ben più che dal tempo dai conquistatori, che hanno fatto scolpire figure nuove sulle antiche; così pure le iscrizioni greche sono state parzialmente cancellate da scritture arabe. Altre sculture, tagliate ad una grande altezza sulle pareti, sono pure accompagnate da qualche iscrizione difficile a riconoscere; una tavola famosa studiata con tanta cura esiste quasi per intero. Sopra uno spazio della larghezza di circa 45 metri e dell'altezza di 30 metri, la roccia è stata spianata e levigata, ed in questo vasto quadro il re Dario, figlio d'Istaspe, ha fatto incidere un migliajo di linee, le quali raccontano in tre lingue, persiana, medica, assira, la sua vittoria in Babilonia ed i voti che fece al suo ritorno. Alla base della pietra scritta si vedono gli avanzi d'una terrazza, per la quale i visitatori accedevano al monumento; ma nulla resta delle scolture di Baghistan, di cui parla Ctesia e che egli attribuiva a Semiramide. Le pareti levigate, in cui sono incise le iscrizioni, sono rivestite d'un leggiero strato di silicato, che le preserva dalle intemperie. I Persiani conoscevano già ventiquattro secoli fa l'arte di indurire la roccia [418].


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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